Introduzione

La misteriosità di questa sorgente luminosa della Verità
che si propaga e pulsa ora qua e ora là nella nostra ricerca
ci fa brillare la mente, come fosse il cuore dell’universo,
dove l’energia si condensa, si nasconde e si rivela; ma
anche soltanto per intravederla dobbiamo abbandonare i
soliti schemi e i mezzi tradizionalmente noti, e affidarci
alla scia dell’infinito che dal piccolo e lontano ‘Quasar’
stellare fatto di luminosità ci viene suggerito.
Onde, che si propagano dal ‘Quasar’ della verità in
cammino; e nel nostro procedere possiamo intuire che i
nuovi strumenti non sono soltanto fatti di visione, ma
anche di onde radio che energeticamente ci toccano e ci
sussurrano una musica nuova e luminosa.
Ma - direte- come può esserci una musica luminosa?
Osservatela bene: essa è proprio una luce musicale: un
‘Numen’: una divinità, che ci si accenna nelle note antiche
e sempre nuove della ricerca del mistero dell’umanità.
Per dire che l’universo non si vede solo con gli occhi,
né solo con le onde radio, né solo con le prove astronomiche,
ma soprattutto con l’ascolto del cuore, con l’accenno
della sinfonia dell’accordo universale, con l’energia rinnovata
e rinnovante, con l’intuito di un buco nero che là,
oltre il ‘Quasar’ appena intravisto e accennato della
Verità, ci fa riaprire il discorso in modo sempre nuovo, sorprendente
e inatteso, mai finito: infinito è, infinito sarà.
È forse allora questo accenno del ‘Quasar’ soltanto un
segno del ‘Big Bang’ magico, misterioso, unico ma sempre
in atto nella nostra storia, propagato - chissà come e
con quali strumenti - nella nostra mente, nel nostro cuore
e nella nostra anima, anche ora che ci stiamo rimettendo
in cammino?


238

Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
I sacrificatori:
1) Prima sorgente: i fratelli nostri. Quale beneficio a
lasciarci sacrificare? Due:
a) A me assicura una progressiva assoluzione metamorfosale.
b) Al sacrificatore può offrire la conversione.
E i sacrificatori nazionali chi li fa su? Sempre il Padre,
per suscitare in un popolo i figli del Padre.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il vecchio fideato e tutto lo rinnova.
Tocca la preghiera del dire egoisticale, ed ecco uscir fuori
la preghiera del fare sacrificale. Il sacrificale che mi ha
convinto, lo passo all’azione.
1) Un sacrificale me lo do: quello degoisticale, ed è la mia
preghiera continua e metamorfosale.
2) Un sacrificale lo mescolo con beneficale: ed è la mia
preghiera intermittente.
3) Un sacrificale lo accetto liberamente: ed è la mia preghiera
insistente e metamorfosale in pieno.
La prima sorgente del sacrificale l’abbiamo ravvisata nei
fratelli nostri: i sacrificatori, che dispongono di un mezzo
universale: l’odio umano: morte viva dell’amore Paterno,
pronta a fare azione di morte:
1) Li fa su il Padre col suo spirito di amore egoisticizzato
da Satana e ne regola l’azione.
2) Li fa su morendo in essere e in fare.
3) Fatti su, li destina Lui con l’intento di far spuntare i
figli suoi: queli che liberamente si lasciano sacrificare
con devoto silenzioso amore sacrificale.
Noi sacrificatori siamo tutti sicari del Padre: i sacrificatori
li paga Lui e li paga con la morte sua.
Rimane ancora un’ultima richiesta che dovrebbe farci
convinti a lasciarci sacrificare. Quale beneficio ne abbiamo
a lasciarci sacrificare? Il sacrificale che mi do è assai
impegnativo: vuole che io lo conosca per poterlo praticare.
Vuole una continua vigilanza sul farsi automatico della
morte dell’amore. Vuole forza e potenza e chiarore
Pneumatico per mettere a nudo il piacere dell’amarmi e
dell’odiare. Il sacrificale che mi viene dai fratelli nostri è
regolato integralmente dallo Pneuma Paterno; a me
domanda la sola libera accettazione. Il sacrificale fraterno
reca un duplice miracoloso beneficio.
1) Opera la mia progressiva assoluzione metamorfosale.
Quel sacrificale è di marca e di stampo Paterno: è perfettamente
tagliato su mia misura, è fecondato personalmente
dal Padre con la sua morte che precede e
regola la mia: accettandolo liberamente con devoto
silenzioso amore sacrificale io vado sciogliendo la
morte dell’amore (assoluzione metamorfosale), trasformandolo
in vita dell’amore che va a comporre la mia
comunione di vita con la Trinità. Lasciarmi sacrificare
dal fratello sacrificatore è il progredire della mia assoluzione
metamorfosale.
2) Può operare la progressiva e talora fulminea conversione
del mio sacrificatore. Noi parliamo di perdono a una
certa distanza dal male ricevuto. Ma il perdono vero
combacia perfettamente con il mio lasciarmi sacrificare.
Da me sacrificato esce il perdono: la vita dell’amore,
che permeando il sacrificatore gli va sciogliendo e
l’azione di morte e la morte sua dell’amore. È la metamorfosi
del sacrificatore messa in atto dal sacrificato.
Col sacrificatore fraterno il Padre ci vuol sciogliere la
morte dell’amore prima della partenza. Non possiamo
tacere del sacrificatore che non è soltanto un individuo,
ma un popolo intero.
Un popolo sacrificatore di un altro popolo. Siamo all’odio
nazionale. Siamo alla guerra, a tutte le guerre. Una guerra
la fa su il Padre, la fa su con la morte dell’amore accumulata
nell’umanità intera. La destinazione di quella massa
sbalorditiva di odio pronto a fare azione di morte per anni
e anni: la guerra dei cent’anni è dal Padre. Sarà ben difficile
che il Padre si dia un popolo pronto a lasciarsi sacrificare,
ma noi siamo certi che da ogni guerra Egli fa nascere
i suoi figli pronti a lasciarsi sacrificare.
Sembra che i popoli cristiani si orientino su questa via
sacrificale. Quando la Chiesa farà lettura Pneumatica della
guerra? Per ora, lettura soltanto mondana.

239

Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
Il sacrificale dai fratelli nostri. I sacrificatori specifici: i
figli sacrificatori dei genitori per volere Paterno.
Una intensa presa piacerale dà cecità egoisticale che porta alla appropriazione personale. I più forti sono i
figli. Il Padre subendo la morte più che negli altri li fa
essere sacrificatori dei genitori.



Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ne vivo da convinto.
1) Uno me lo do: quello degoisticale: preghiera continua e
metamorfosale.
2) Uno lo mescolo col beneficale: preghiera intermittente.
3) Uno lo accetto liberamente: preghiera insistente e
metamorfosale in pieno.
Quest’ultimo ha tre sorgenti. Siamo alla prima: i fratelli
nostri che chiamo sacrificatori: dispongono di un mezzo
universale: l’odio umano ora singolo, ora associato, ora
nazionale. Il sacrificatore lo fa su il Padre, morendo, destinando
per suscitare i figli suoi: quelli che si lasciano sacrificare
con devoto silenzioso amore sacrificale.
Abbiamo fatto parola dei sacrificatori generici, ma ora
dobbiamo accostarci a quelli specifici, e precisamente ai
sacrificatori dei genitori. Siamo dunque nell’ambito famigliare.
Chi mai avrà l’ardire di sacrificare dei genitori?
‘Sacrificatori dei genitori sono i figli per volontà Paterna’.
Che cosa sta succedendo nelle famiglie di oggi? Il Padre
vuole la loro crescita egoisticale subendo una crescita
infernale. Il bimbo incomincia, come il bimbo che nasce,
non ha alcuna proprietà di se stesso. I suoi genitori ne sono
proprietari. Lui viene al mondo totalmente alienato: è proprietà
di altri. (Ma l’evoluzione è per l’appropriazione di
sé) Noi da bambini ci siamo appropriati di noi stessi molto
tardi negli anni, e in un modo lento assai, perché non c’era
molto da prendere di piacevole per alimentare la nostra
crescita egoisticale. Il bambino di oggi cresce prestissimo,
velocemente. Cresce mediante una presa accelerata di
cose che sono di suo piacimento. Le cose piacevoli lo toccano
da ogni parte e ne sollecitano una presa insaziabile.
Mentre si va intensificando la presa piacerale, la sua egoisticità
va svolgendosi celermente. Per quella crescita si
sviluppa proporzionatamente la appropriazione di se stesso.
Appropriarsi vuol dire negare la proprietà dei genitori,
e affermare la proprietà di se stessi; vuol dire provocare la
loro reazione intesa a difendere la proprietà sui figli.
Scoppia il conflitto, lo scontro tra genitori e figli.
1) Si combatte con tutte le armi per difendere e recuperare
la proprietà sui figli: e lo fanno i genitori.
2) Si combatte con tutte le armi per difendere e accrescere
la proprietà di se stessi: e lo fanno i figli.
Chi è più forte? Sono i genitori o i figli?
1) Se guardiamo alle armi: i figli dispongono di una forza
istintiva egoisticale che non cede: è una forza velocissima,
potentissima, che va in crescendo continuo, favorita
dalla crescita intellettuale; i genitori dispongono di
una saggezza o almeno di una esperienza che li va maturando
intellettualmente. La istintività egoisticale dei
figli è più forte della saggezza intellettuale dei genitori.
2) I figli sono più forti dei genitori. In loro favore i figli
hanno la sicurezza della loro vita e la loro forza vitale
nel sostenere uno scontro frontale con i genitori: non
temono una caduta fisica e meno ancora psicologica.
Mentre i genitori avanzano negli anni si sentono sempre
più incapaci a sostenere l’urto dei figli. La forza
vitale col conseguente coraggio vanno decrescendo.
3) Inoltre i figli dispongono di una cerchia assai vasta di
appoggi e di alleanze; i genitori si sentono sempre più
soli nella lotta ingaggiata dai figli. La stessa opinione
pubblica si schiera in favore dei figli: ‘Occorre lasciare
la loro libertà ai figli’.
È questa la descrizione delle battaglie famigliari. I figli in
lotta con i genitori per affermare la totale e esclusiva proprietà
su se stessi. Guerre famigliari sono guerre di conquista
fino al grido di vittoria: io sono mio, e non più dei
miei genitori. Eccoli pronti per voi genitori i vostri sacrificatori.
Presa piacerale, crescita egoisticale, appropriazione
personale.

240

Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
1° Sacrificale: dai fratelli nostri.
1) I figli sacrificatori dei genitori. Inaccettabile per i
genitori ma per Dio sì. Lui accetta di non essere creduto
e di vedere respinta la morale. Hanno solo la morale
del piacere. Di chi sono i figli? Di Satana.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Prego vivendo il mio sacrificale.
1) Quello che mi do per degoisticizzare il sentire, l’agire
e l’acconsentire.
2) Quello che mescolo al beneficale.
3) Quello che accetto liberamente dai fratelli sacrificatori.
Li fa su il Padre morendo; Lui li destina per suscitare quei
suoi figli che si lasciano odiare con devoto silenzioso
amore sacrificale. Dai sacrificatori generici siamo passati
a quelli specifici. Sacrificatori dei genitori sono i figli e
tali lo sono per volere di morte Paterna. Sacrificatori dei
genitori li fa essere il Padre morendo. Così li fa essere:
1) La varietà e la molteplicità dei piaceri a disposizione
urge i figli a una presa piacerale incessante e ostinata.
2) Con quella presa frenetica vanno in crescita egoisticale.
3) Questa rivendica l’appropriazione personale.
Non scordiamo i tre scatti concatenati: presa piacerale,
crescita egoisticale, appropriazione personale. La affermazione
della proprietà personale induce la negazione di
qualunque altro proprietario o comproprietario.
Per questa via i figli diventati sono sacrificatori dei loro
genitori. Il fatto che avete continuamente sott’occhio voi
lo sentite: una cosa inaudita, una cosa madornale, una cosa
inaccettabile, una cosa intollerabile, una cosa deprecabile,
una cosa condannabile, una cosa scongiurabile.
Da questo sentire viene uno scoppio irrefrenabile di indignazione
e di rivolta. Chiunque vi dicesse, e forse lo
Pneuma me lo fa dire per primo, lasciatevi sacrificare dai
vostri figli, lo buttate a mare senza domandare spiegazione
né delucidazione.
Lo sentite un assurdo che dei figli abbiano a sacrificare i
loro genitori, e per di più contrario al volere Paterno (Dio
non lo vuole). Ma ora ponete attenzione alla spiegazione
che non chiedete: prima di sacrificare voi genitori, i vostri
figli sacrificano il Padre.
Odiano Lui prima di voi. Lui accetta con devoto silenzioso
amore sacrificale; voi non accettate perché privi di
amore sacrificale, vi affondate fino ai capelli nell’amore
egoisticale.
(Vertiginosa) La crescita egoisticale dei figli, per il Padre
importa lo scatenarsi a catena di una morte dell’amore da
far rabbrividire anche i più insensibili.
Si avesse ad affermare solo la morte dell’amore, ma a
lasciare in piedi fede e coscienza di una morale! La estrema
gravità del fenomeno delle nuove generazioni è dato
dalla scomparsa della fiducia in Dio.
Non è più creduto perché lo si sente come un contendente
alla proprietà personale. Fede e religione non hanno più
spazio nelle nuove generazioni.
La morale da qualunque parte venga viene sarcasticamente
derisa. La loro morale non ammette alcun confronto con
quella religiosa.
Ma quale morale posseggono le nuove generazioni? Una
morale facilissima che non impegna intelligenza e volontà
ma che viene fornita dal loro istinto: sentono che piace?
Prendere e godere è la loro morale positiva. Sentono che
non piace? Scartare e eliminare è la loro morale negativa.
Velocissima e potentissima e inesorabile nel sacrificare
Dio e i genitori, fede e morale. La loro è la morale del piacere.
Di chi sono questi figli?
1) Vostri lo sono solo fisicamente: moralmente, religiosamente,
fideisticamente, non sono più i vostri figli: non
vi seguono più.
2) Del Padre non lo sono minimamente: non ne trovate
uno solo che accetti di subire da chiunque con devoto
silenzioso amore sacrificale.
3) Di chi allora sono i figli? Sono figli di Satana, da lui
condotti con sicurezza sulla via della morte dell’amore.
Ma non vi disperate: pure su quella via, li conduce il Padre
Agentato, morendo, e chiama il vostro aiuto: il sacrificale
subìto dai figli.

241

Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
1) Dai fratelli sacrificatori: i figli dei genitori.
Dai genitori vengono due risposte:
a) accondiscendenza
b) compromesso; ma manca la vera:
c) fede salda: rigorosità morale applicata ai genitori
come proposta ai figli, non per essere stimati o per
riportarli al fideato, ma per averne un odio raffinato
e sacrificatori più spietati.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco venir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Il sacrificale lo prego vivendolo. Vivo:
1) Quello che mi do per degoisticarmi
2) Quello che mescolo al beneficale
3) Quello che accetto liberamente dai miei fratelli sacrificatori.
Quelli generici hanno ceduto il posto a quelli specifici. I
figli sacrificatori dei loro genitori.
Li fa su il Padre, morendo così: l’incalzante presa piacerale
alimenta la crescita egoisticale, fino alla appropriazione
di sé totale.
La appropriazione di sé elimina qualsiasi altra proprietà:
‘Io sono mio, non sono più vostro; né di Dio, né della
Chiesa, né dei genitori’: sente e dice e grida la nuova
generazione. Non lo sono più figli vostri: né fideisticamente,
né religiosamente, né moralmente: lo sono solo
fisicamente. Del Padre non lo sono certamente, di Satana
lo sono sicuramente.
Davanti a un simile generale fenomeno ognuno fa le sue
riflessioni e matura le sue decisioni. Due sono le prevalenti,
la terza la vediamo assente. Ogni genitore potrà ravvisare
la sua risposta operativa.
a) La prima risposta ai figli sacrificatori è la accondiscendenza.
È la più facile e la più rovinosa. La scalpitante
presa piacerale dei figli non viene minimamente
contrastata. Si concede tutto quello che
domandano, perché i figli possano comodamente
inserirsi nella società loro giovanile. I mezzi non
mancano; il farli felici e contenti è la migliore ricompensa
per i genitori. In realtà i genitori cadono nel trabocchetto
della comunione egoisticale: si fanno piacere
dai figli per godere della loro comunione egoisticale.
Ma l’insipienza di troppi genitori, e non meno
dei nonni, giunge fino a prevenire le richieste piacerali
dei figli. (Quello che fa la pubblicità con noi)
Avranno allora di più di quello che desiderano, e
imprimeranno alle nuove generazioni una velocità
inarrestabile. È facile prevedere che simili genitori
sventurati avranno in eredità giorni molto amari, che
otterranno il suggello dell’insipienza: ‘E pensare che
non ho loro lasciato mancare niente!’.
b) La seconda risposta ai figli sacrificatori è quella del
compromesso: ora i genitori danno una pedalata, ora
una frenata. Ora cedono, ora negano in attesa che la
maturazione dei figli li esoneri da quel tormentoso
equilibrio. Quel faticoso temporeggiamento lo si
copre e lo si giustifica col bene dei figli. In concreto
è sempre la preoccupazione di non perdere i figli,
ma di salvare ad ogni costo quella comunione egoisticale
che i figli non sono più disposti ad accettare.
La comunione la fanno con se stessi e vi immettono
solamente coloro che danno un incremento allo stile
piacerale della loro vita.
c) La terza risposta: saldezza di fede e rigorosità morale
come proposta ai figli, applicandola a voi stessi.
Difendete strenuamente la fede e la morale dalle
aggressioni più pericolose. Quali sono?
Sono i vostri figli. La loro vita sfidata, demoralizzata e
decisamente piacerale vi aggredisce, prima col dubbio.
Non è difficile farlo con una fragilità religiosa e morale
dei genitori, che conserva le cose tradizionali, ma non
dispone di conoscenze convinte, le uniche che resistono
agli assalti. Non ne avete e non ve le procurate: l’ignoranza
religiosa dilaga.
Dal dubbio alla negazione e al rigetto il passo è veloce:
‘Hanno ragione i nostri figli a cominciare a godersela di
qua’. Saldezza e rigidità non per salvare i figli, non più
riportabili al vostro fideato. Non attendete stima per questo,
ma un odio ancor più arrabbiato e sacrificatori ancor
più spietati. È allora che voi li tenete per la sinistra, il
Padre per la destra sacrificale.

242

Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
1) Il sacrificale dei fratelli nostri. I figli lo sono dei genitori.
La via infernale dei figli li porta a una toilette
Pneumatica. Illuminati si troveranno specchiati e si
vedranno. Incomincia il visuato Paterno. Alla sua
maturazione la persona si riapre per fuggire ed ecco
l’incontro col Figliale.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Lo prego vivendolo e lo vivo: quello che mi
do, quello che si mescola col beneficale, quello che accetto
dai fratelli sacrificatori. Li stiamo specificando:
*) I figli lo sono dei genitori per volere di morte Paterna.
Li vuole Lui morendo, li vuole così: ‘Incalzante presa piacerale,
alimenta una crescita egoisticale, fino alla appropriazione
di sé totale’. Sono figli vostri solo fisicamente,
perché non vi seguono più né in fede, né in religione, né
in morale. Il figlio è proprietà di se stesso, non più vostro.
Due le risposte correnti, ambedue egoisticali: l’una è l’accondiscendenza,
l’altra il compromesso. Manca la vera:
quella sacrificale: una fede salda e una morale rigorosa
applicata a voi stessi come proposta fatta ai vostri figli;
valida non a riottenere rispetto, a riportarli alla fede, ma
per ottenere un odio accanito e furibondo. Più cristiani per
essere ancor più sacrificati dai figli. Sacrificati, non li perderete,
ma li condurrete per mano insieme col Padre sulla
via infernale che stanno percorrendo a piena velocità.
So che voi li vorreste fermare, li vorreste deviare e riportare
sulla vostra via. Devono procedere sulla loro via
infernale, devono farsi dei mostri orribili, devono arrivare
fino in fondo. Ma allora chi mai li potrà salvare? Quello
che noi certamente non possiamo fare, sicuramente lo
Pneuma lo può realizzare, ma in un modo che noi non possiamo
neppure immaginare. In quale modo?
Prima di uscire di casa dove andate voi? Andate davanti
allo specchio per vedervi in volto e in persona in modo da
farvi presentabili in società e maggiormente ammirabili.
Prima di uscire dalla loro casa infernale le nuove genera-
zioni lo Pneuma le farà passare per una toilette che solamente
Lui può approntare. Toilette Pneumatica. Eccone la
descrizione. La sua luce si accende, la sua luce si espande
fino a penetrare e filtrare i reconditi più nascosti della persona.
La persona si fa trasparente fino a trovarsi tutta specchiata.
Davanti allo specchio si guarda, si vede, si capisce
e finisce per dirsi quello che veramente è. L’inganno
scompare, la maschera si dissolve. Incomincia il visuato:
la persona si vede quella che realmente è. Si vede battezzata
e cresimata al Paterno, avviata a vivere del suo amore
sacrificale. D’un balzo Satana l’ha ghermito, gli ha strappato
il sacrificale dell’amore e lo fa egoisticale e lo compone
in meccanismo automatico di morte, che regolato
dall’istinto manda in azione la morte viva dell’amore in
modo da farsi su con l’amore di odio. La ripetizione
costante del prendere ciò che piace e chi piace e dell’odiare
chi non piace, l’ha fatto profondamente convinto che la
vera morale, la giusta morale e la piacevole morale è quella
dell’amarsi e dell’odiare: la morale piacerale. La persona
che si vede così, si sente votata a maturare in inferno
eterno senza alcuna possibilità di scampo. Il visuato
Paterno è maturato. È lui, il visuato Paterno, l’unico capace
di riaprire la persona che si è chiusa in se stessa per divenire
un inferno orribile. La visione infernale la mette in fuga
da se stessa. Una fuga brevissima perché ecco subito farglisi
incontro il visualizzato Figliale. Un nuovo battesimo cresimato
cosciente Figliale gli fa abbracciare il sacrificale
senza del quale non c’è salvezza da quello stato infernale.
Visuato Paterno è il nome della via nuova, pronta per la
nuova salvezza offerta alle nuove generazioni. Ve li conduce
il sacrificale Paterno. Accanto ai figli in posa sacrificale.
Ecco la prova dell’amore: sacrificale o egoisticale.

243

Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
1) Il sacrificale dai fratelli nostri: i cristiani sacrificatori
dei sacerdoti. Da un ambiente chiuso a uno aperto:
piacerale, egoisticale, appropriazione.
Ambiente moderno ci sta sfideando. Ne consegue la
sacrificazione del sacerdote per abbandono.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova.
Tocca la preghiera del dire egoisticale ed ecco uscir fuori
la preghiera del fare sacrificale.
Lo prego vivendolo: nel sacrificale che mi do, in quello
che mescolo al beneficale, in quello che accetto liberamente
dai fratelli sacrificatori. La specificazione ci ha
dato: i figli sacrificatori dei loro genitori per volere di
morte Paterna.
Ora ci dà altri sacrificatori. I cristiani sono i sacrificatori
dei loro sacerdoti, per volere di morte Paterna e Figliale. I
sacerdoti si possono sacrificare in due modi diversi: per
rifiuto o per abbandono. Le nuove generazioni lo sono per
rifiuto del sacerdote. Le vecchie generazioni lo sono per
abbandono. La attenzione va a cadere esclusivamente
sulle vecchie generazioni.
Le vecchie generazioni si trovano a vivere successivamente
in due ambienti diversi.
1) Ieri in un ambiente tradizionale molto chiuso.
2) Oggi in un ambiente moderno assai aperto. Quello di
ieri le ha facilmente fideate. Quello di oggi le va gradatamente
sfideando.
Guardiamoli bene i due ambienti.
1) L’ambiente tradizionale di ieri era assai chiuso: era
l’ambiente paesano, in cui famiglia e Chiesa interagivano
sulla formazione cristiana. In un ambiente chiuso
si godeva di quella difesa esterna che è l’autorità omnipresente
e omnipossente, che garantiva accuratamente
a degli individui che si sentivano tanto piccoli, da
lasciarsi condurre con discreta docilità. Lo stampo
famigliare ed ecclesiale che veniva impresso in gioventù
resisteva comodamente nell’avanzare degli anni.
2) L’ambiente moderno di oggi è tutto aperto:
a) l’industria fa aperto il mondo agricolo chiuso
b) la scuola apre la mente occupata dalla sola cultura
religiosa alle forme di cultura le più svariate
c) la televisione apre la famiglia al mondo svariatissimo
d) il benessere spacca la chiusura della povertà.
Il tutto consente una accelerazione della presa piacerale,
della crescita egoisticale e della appropriazione graduale.
Vi andate liberando da ogni soggezione divina, ecclesiale,
sacerdotale. Le convinzioni sono sempre ambientali: suggerite
e imposte da un determinato ambiente; raramente
personali, frutto di ricerca, di studio e di riflessione.
L’ambiente di ieri scompare, cadono le sue convinzioni.
L’ambiente di oggi si afferma, si vanno affermando pure
le sue nuove convinzioni. L’ambiente di ieri ci ha tutti
fideati, l’ambiente di oggi vi sta sfideando. È in atto la
caduta della fede, della pratica religiosa.
Conseguenza naturale: l’abbandono del sacerdote. Ecco
farsi avanti i cristiani delle vecchie generazioni che fanno
i sacrificatori dei sacerdoti. Viene sacrificata la cosiddetta
sua autorità religiosa. Sacrificata la sua funzione di evangelizzatore,
la sua funzione sacramentaria, la sua funzione
di guida spirituale.
Così mandate in crisi la validità della funzione sacerdotale.
I ragazzini il prete non te lo vogliono assolutamente
fare. I sacerdoti li fate vacillare nelle loro più profonde
convinzioni e li fate cadere. Crisi di identità. L’assenza
dell’amore sacrificale ha favorito l’epidemia sacerdotale.

244

Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
1) Il sacrificale dai fratelli nostri. I padroni sacrificatori
dei loro operai. Sono grandi e disgraziati per tutto il
loro piacerale. Il Padre domanda il sacrificale operaio
per salvarli. L’operaio risponde con l’odio associato.
Tentativi marginali della Chiesa: manca il centrale: il
sacrificale operaio.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Il sacrificale lo prego vivendolo in quello che
mi do, in quello che mescolo col beneficale, in quello che
accetto liberamente dai miei fratelli sacrificatori; i figli lo
sono dei genitori. I cristiani lo sono dei sacerdoti, per
abbandono.
I terzi sacrificatori: ‘I padroni sono i sacrificatori dei loro
operai’. Assai diversi dai precedenti.
1) I figli lo sono dei genitori con la forza piacerale.
2) I cristiani lo sono del sacerdote per la caduta fideata.
3) I padroni lo sono degli operai per quel potere economico
che forma la testa e il cervello di una economia
nazionale.
Per questo lo si chiama il capitale, e i detentori: i capitalisti.
Capitale a capacità imprenditoriale danno vita ai
cosiddetti colossi industriali, alle multinazionali. I padroni
chi sono? Sono persone grandi che puntano all’affermazione
del loro potere economico e a dare alla vita nazionale
un indirizzo che valga a espanderlo e a consolidarlo.
Una categoria tutta e solo animata da un amore egoisticale
che ti fa una persona tutta infernale, dedita a tutte le
forme del vivere piacerale.
È suo il piacere della ricchezza, il piacere di un tenore di
vita elevatissimo, il piacere della sensualità mondana che
si piega al suo esercizio sessuale. Il piacere del comandare
e del dominare, il piacere dell’umiliare e dello schiavizzare
i suoi fratelli. La sua potenza si è ancor di più ingigantita
quando la manodopera agricola si è volta al settore
industriale. Quella dei padroni è la categoria più disgraziata,
si è tolta qualsiasi grazia di Dio. ‘Quanto è difficile
che un ricco entri nel Regno dei Cieli!’.
Alla persona non è possibile, a Dio è sempre possibile. Per
accrescere tale possibilità il Padre ama farsi aiutare. Ma da
chi? Da quelli che i padroni sono pronti a sacrificare. Si fa
aiutare dagli operai con il loro sacrificale. E quanto è grande
il sacrificale operaio? Il lavoro mal retribuito, mal difeso
dai pericoli, imposto per un tempo esasperato (sfruttamento),
sempre in pericolo per una azione di licenziamento,
un lavoro carico di umiliazione e di disprezzo. Il
mondo operaio cristiano ha dato una risposta identica a
quello non cristiano. Tutti uniti cristiani e non credenti
hanno risposto con un odio che man mano si fa sempre più
pugnace. Per farsi forti ci si unisce, ci si associa formare la

forza sindacale. In una parte del mondo male guidato passa
alla lotta armata per abbattere il capitalismo: è la rivoluzio-
ne di ottobre. La Chiesa si fa dolorosamente preoccupata
della apostasia della classe operaia. Corre ai ripari:
1) Benedice il movimento dei preti operai; ma l’ambiente
operaio li trasforma in sindacalisti forsennati.
2) Dà il via all’associazionismo cristiano: le ACLI, ma il
mondo operaio non fa più ritorno a Cristo.
3) Dà incessante sviluppo alla dottrina sociale ecclesiale,
ma in quel mondo non ha penetrazione alcuna.
Tentativi appassionati, ma non centrati. Occorreva far
giungere la chiamata Paterna di aiuto rivolto agli operai:
aiutatemi a salvare la persona ricca.
E in che modo? Col tuo sacrificale vissuto con amore e
con devozione.
Col sacrificale operaio non avremmo avuto un solo
Marcello Candia, ma chissà quanti. Continua l’opera di
Satana: odio dagli operai, odio dai padroni, fino a quando
lo Pneuma non ci donerà il sacrificale.

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Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
1) I fratelli nostri sacrificatori: la donna sacrificatrice
dell’uomo. La donna si sente seconda in appropriazione.
Va in corsa sfrenata sfruttando le sue capacità femminee.
Si fa raffinata per affascinare. Perde ogni senso
morale. Sposata, non vuole limitazione dai figli. Pronta
a bruciare la famiglia.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Lo prego vivendolo in quello che mi do, in
quello che vado mescolando col beneficale, in quello che
accetto liberamente dai miei fratelli sacrificatori. Di sacrificatori
ne abbiamo elencati tre:
1) i figli lo sono dei loro genitori
2) i cristiani lo sono dei solo sacerdoti
3) i padroni lo sono dei loro operai.
Né genitori, né sacerdoti, né operai hanno capito la loro
vocazione nel momento presente. E la vocazione al sacrificale
è di marchio Paterno. (Viene dal Padre) Infatti sacrificatore
implica necessariamente morte abissale dell’amore
Paterno (fecondata dal Padre).
Chi vuol essere figlio del Padre, si lascia sacrificare con
devoto silenzioso amore sacrificale.
L’elenco dei sacrificatori non sarebbe completo se non
avessimo a far parola di un quarto. Lo dobbiamo esprimere
al femminile perché si tratta della donna. Sacrificatrice
dell’uomo è la donna.
Siamo davanti a un fenomeno che si sta svolgendo, e quindi
non investe tutte le donne alla stessa maniera, ma in
gradazione diversa.
Il sacrificatore si fa male all’amore, ma se nessuno si
lascia sacrificare, chi aiuterà il Padre a salvare l’umanità?
Dunque: sacrificatrice dell’uomo è la donna. I vistosi
mutamenti sociali non risparmiano alcuna fascia della
società. La prima fascia della società a risultare plasmata
in modo nuovo è quella delle nuove generazioni. In esse
come in tutte è presente l’uomo e la donna.
1) In ambedue la presa piacerale ottiene dal benessere una
intensificazione (accelerazione)
2) La presa piacerale alimenta la crescita egoisticale.
3) Con conseguente fenomeno di appropriazione graduale.
Chi ne ha di meno, corre di più. È la donna che è inferiore
all’uomo in appropriazione. L’uomo supera la donna in
libertà, in professionalità, in dilatazione sociale, in attività
associativa, in attività politico-sindacale, militare e ecclesiale.Giustamente la donna si sente seconda in appropriazione.
Di qui il suo sforzo gigantesco per conseguire almeno
una parità appropriativi. È naturale che la donna sfrutti
al sommo i mezzi che la specifica di donna mette a sua
disposizione: sa di essere di richiamo, sa di avere una sua
potente calamitazione e di poter manovrare la sua (ammirazione)
attrazione fascinosa. Abbiamo così una donna
raffinatissima, dalla quale scompare riservatezza, pudore e
modestia, mentre ingigantisce la sua sensibilità, la sua
sensualità e la sua sessualità. Scompare ogni limite, ogni
regola morale. Moda e televisione sono le sue guide infallibili.
Vi credono ciecamente e le seguono supinamente. Il
fidanzamento va in auge, il matrimonio va scadendo. La
donna sposata teme una sola cosa: che la famiglia l’abbia
a espropriare. Dei figli ha paura, non per le incognite
generazionali, ma perché sono riduttivi della sua proprietà:
le rubano il tempo, la sua professione, il suo svago, il
suo piacerale. Il marito non attento in nessun modo alla
proprietà della donna, perché già ci sono le condizioni per
far saltare il legame matrimoniale e darsi una nuova convivenza
che non intacchi la sua proprietà.
Corsa appropriativa, difesa appropriativa; appropritive
sono le note emergenti della donna di oggi. Il tutto la fa
sacrificatrice dell’uomo, della famiglia, dei figli. Si fa
avanti una donna grande, capace di sacrificare l’uomo. È
l’uomo chiamato a fare il piccolo, a lasciarsi sacrificare
per salvare donna e se stesso. La vocazione dell’uomo?
Lasciarsi sacrificare a modo divino.

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Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
2) Il creato suo è nostro possibile sacrificatore.
Quante vittime ha fatto il creato suo! Donde il suo sacrificale?
La forma data vuole la sua evoluzione; in essa i
fenomeni cosmici che sacrificano. Non fatalità, destino o
caso, ma accurata programmazione Paterna.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova.
Tocca la preghiera del dire egoisticale ed ecco uscir fuori
la preghiera del fare sacrificale.
Il sacrificale lo prego vivendolo: in quello che mi do, in
quello che mescolo al beneficale, in quello che liberamente
accetto dai miei sacrificatori. Le cose non vanno affatto
bene in questo nostro mondo; un gravissimo malessere
generale ci sta rodendo e distruggendo.
A che cosa lo dobbiamo? Alla assenza del fare sacrificale.
È la preghiera che il Padre attende dai genitori, dai sacerdoti,
dagli operai, e dall’uomo, e non l’ottiene.
Eppure alla preghiera del fare sacrificale il Padre ha affidato
le sorti di questa umanità che vive al presente. Per
questo facciamo più attenzione al sacrificale che ci viene
dai sacrificatori.
Ma oltre al sacrificale dai fratelli nostri c’è pure quello che
proviene dal creato suo.
Accostiamo immaginosamente le vittime della montagna
che crolla, della valanga che travolge, del gelo che assidera,
del caldo che fa scoppiare, del terremoto che fa crollare,
del vulcano che investe, dell’uragano che devasta, del
vento che spazza via, delle inondazioni che soffocano la
vita, delle belve feroci che dilaniano, e avremo una pallida
idea del sacrificale che proviene dal creato suo, al
punto che dobbiamo concludere: viviamo in un creato inospitale,
con delle forze naturali così scatenate e furibonde
1) da mettere in forse quell’amore che ogni vivente
dovrebbe nutrire verso la casa della sua abitazione,
2) ma ancor di più da mettere in dubbio quella visione
ingenua che Dio si sarebbe fatto del suo creato.
Al termine di ogni successiva creazione, Dio si sofferma
da ammirare la sua creazione e ne gode immensamente
per quella bontà insita in ogni creatura: ‘E vide che tutto
era buono’. Ma se l’autore della Genesi avesse passato in
rassegna i fenomeni naturali presenti nel creato, si sarebbe
posto almeno delle domande ansiose.
Se tutto è buono, come mai tante cattiverie nel creato suo?
Una terra che divora i suoi abitanti è solo parzialmente
buona. Come mai il sacrificale del creato suo? Dio non ha
creato un mondo ordinato e pacifico e sereno disteso in
una perfezione immutabile.
Ha creato il mondo dandogli una forma tale da consentirgli
una costante evoluzione. Al creato gli ha assegnato la
forma di un concentrato sommo di potenzialità cosmiche
che nella loro perenne evoluzione danno vita al suo formarsi.
Dio lo fa essere in modo da evolversi verso la sua
maturazione e infine al suo esaurimento.
È la vita del creato suo. Ma nel suo evolversi ecco i fenomeni
cosmici che fanno da sacrificatori. Sacrificano la vita
vegetale, come quella animale e non sempre sfugge l’umano,
per quanto disponga di una intelligenza che sa presentare
difese sempre più valide. La persona che pensa e che
dice di questo sacrificale di natura? Parla di un fato e di
una fatalità inevitabile.
Parla di un destino cieco indecifrabile. Parla pure di un
puro caso dovuto a ignote combinazioni.
Normalmente non si chiama in causa Dio, che non c’entrerebbe
in tali eventi. Tutt’al più lo si accusa di indifferenza
per l’uomo. Potrebbe bloccare le forze avverse naturali
e non lo fa.
Il sacrificale naturale l’ha inserito il Padre in quel concentrato
di potenzialità cosmiche. Perché? Se ci sentiamo piccoli
davanti al creato, perché non al creatore?
E se da Lui è il sacrificale, siamo chiamati ad accettarlo.
Via la ribellione.