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Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
Funzione dell’età sacrificale: una funzione riduttrice dell’alimento
egoisticale. Vi è lo straordinario ricercato del piacerale.
Vi è l’ordinario legato al vivere e al fare.
Esaltiamo il suo sacrificale e non accettiamo quello della
terza età sacrificale. Riduce l’egoisticale in atto e scioglie
quello vissuto. È questo che ci fa arrabbiati in quell’età.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il vecchio
fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire egoisticale,
ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale. Lo
prego vivendolo: quello che mi do al piacerale, quello che mi
danno i fratelli sacrificatori, quello che mi dà il corpo mio: il
mio sacrificale fisico. Può farsi ad ogni età, ma normalmente
ha una sua collocazione naturale: va a collocarsi a conclusione
di una età: la malchiamata vecchiaia. Il realismo popolare
ha composto a questo riguardo un suo detto giustissimo: ‘Da
giovani si può morire, ma da vecchi non si sbaglia mai’. Una
realtà che la cultura moderna vuol farci dimenticare. Per ottenere
questo non parla più di vecchiaia, ma di terza età. Un
brutto espediente egoisticale, che non dobbiamo accettare
minimamente. Infatti non è la terza età, ma l’età sacrificale.
Per chi ama la verità e rifugge dalle ingannevoli illusioni la
parola giusta è questa: la vecchiaia età sacrificale. Il sacrificale
fisico ha una funzione: sciogliere la morte dell’amore con un
sacrificale costosissimo e proprio per questo preziosissimo:
funzione assolutrice o purgativa come si è sempre detto. Può
avere pure una funzione ricuperatrice: salvare in extremis chi
sta per fissarsi nella morte eterna dell’amore. L’età sacrificale
ha una sua funzione specifica. Una funzione riduttrice: ridurre
la alimentazione egoisticale. Come ogni realtà vivente, così il
mio amore egoisticale abbisogna di una sua alimentazione.
1) Gli alimenti egoisticali li posso cercare e procurare nella
gemma sconfinata di piaceri. Il piacerale alimenta volutamente
la mia egoisticità. Il cristiano se lo nega.
2) Ma oltre a questi alimenti straordinari, c’è tutta una serie di
alimenti ordinari, niente affatto cattivi, ma che automaticamente
e inconsciamente diventano alimento egoisticale.
(L’orologio mi si carica muovendo, l’egoisticità col vivendo e
facendo) Sono lo studio, la promozione, la professione, la
salute, l’efficienza e l’autosufficienza, la famiglia, la società,
la modernità, con le loro rispettive comunioni. L’attività sportiva,
ludica e agonistica. Fra tutti gli elementi, eccelle il lavoro,
che permette all’individuo l’applicazione e la maturazione
delle sue qualità specifiche. Non è che i molti, diuturni e
costosi sacrifici che si accompagnano a tutte le umane attività
non abbiano ad alimentare la nostra egoisticità. Sono i
sacrifici voluti da noi per conseguire un certo risultato, e che
andiamo incenerendo proprio col nostro sbandieramento: ‘Ne
ho fatti di sacrifici!’. Non li neghiamo: la dura necessità del
vivere e non meno la assetata egoisticità. Esaltiamo i nostri,
non accettiamo con amore quelli che il Padre allega a un’età:
quella sacrificale. L’età sacrificale ha una sua funzione riduttrice
della alimentazione egoiticale ordinaria. Riducendo una
alimentazione sappiamo tutti ciò che succede: la vita fisica va
perdendo gradualmente la sua efficienza fino ad intristire e ad
avvicinarsi al suo spegnimento. Uguale effetto dovremmo
avere nella nostra egoisticità quando l’età sacrificale le fa
mancare la sua alimentazione. Può succedere per la egoisticità
in atto, ma non succede per quella che vissuta è andata in
accumulo. Per questo il vecchio è sempre più arrabbiato.
Sarebbe quella l’ora buona per sciogliere la vissuta, accettando
con amore silenzioso e devoto il sacrificale di quell’età.
Dono prezioso del Padre è l’età sacrificale.

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