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Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
Satana con l’amore egoisticale in azione mi ha reso ancor
più costoso il sacrificale: per istinto lo odio, per cultura,
per religione; per dovere curativo. Così mi fa odiare una
cosa invincibile proprio come un cretino e uno scemo. Ma
non per il costo suo: il sacrificale è capace di assolvermi.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Lo prego vivendolo: quello che mi do, quello
che mi danno i fratelli, quello che mi dà il corpo mio: il
mio sacrificale fisico.
Radicato nella forma piccolare iniziale che aveva una funzione
orientatrice. Presente nella morte mia con una funzione
ammonitrice. In azione nel corpo mio con una funzione
assolutrice. Il mio sacrificale fisico ha il potere o
capacità di assolvermi, di sciogliere il male che mi sono
fatto all’amore trasformandolo in vita. Dispongo dunque
di un sacerdote personale.
La novità della cosa domanda accertamenti accurati.
Primo: può davvero assolvermi la morte dell’amore? Il
sacrificale fisico è costosissimo in se stesso: è infatti
espropriazione totale di cose, di persone e della vita stessa.
È espropriazione dolorosissima: vi si radunerà la
somma di tutti i dolori.
Ma Satana me lo ha reso ancor più costoso per la presenza
ostinatamente contraria e per l’azione dell’amore egoisticale.
È questo l’amore Paterno che mi si è dato da vivere
al sacrificale al mio incominciare con una concezione
battesimale cresimata. Satana gli ha strappato il sacrificale
fissandolo egoisticale.
Gli ha strappato ogni forma di razionalità, imponendogli
la forma dell’istinto. Per istinto io devo amare solo ciò che
è per me, e devo odiare tutto ciò che è contro di me.
1) Prestissimo mi sono appropriato della vita e da quel
momento ho preso a odiare la morte con un crescendo
inarrestabile. La morte è diventata il nemico mio numero
uno. L’istintivo amore egoisticale me l’ha fatta odiare.
2) Ogni persona cresce respirando e assimilando la cultura
umana del suo ambiente. Tutta la cultura che ho riscontrato
non ha fatto altro che istillarmi odio alla morte.
3) Finanche la religione me l’ha alimentato: da Dio viene
solo la vita, la morte si scatena col peccato e porta il
marchio della punizione divina: dura necessità punitiva.
La si può superare solamente accettandola dal volere
di Dio per espiare il peccato.
4) Anche il mio dovere curativo si è volto in odio alla
morte. Ammalato devo curarmi per darmi un prezioso
segno profeticale: puoi guarire pure dall’altra malattia:
quella dell’amore. Ma la mia azione curativa si è andata
caricando di odio contro la morte: l’ammalato lotta
contro la morte.
Ho odiato la morte per istinto, per cultura, per religione, per
il dovere curativo. Così Satana ci è riuscito a farmela odiare
prontamente, cordialmente, sinceramente, totalmente.
Tanto odio contro che cosa? Contro una morte invincibile.
Per questo davanti alla morte Satana riesce a farmi sentire
una terribile tortura morale. Essa si esprime nella paura,
nello sgomento, nella desolazione, nell’angoscia, nella
disperazione. Così la morte risulta costosissima non solo in
se stessa come espropriazione dolorosissima, ma per la presenza
e l’azione dell’amore egoisticale che prima me la fa
odiare e poi nell’atto di subirla mi fa straziato il mio morale
e il mio sentire. Con l’egoisticità dell’amore Satana di
fronte alla morte mi ha fatto uno stupido, uno sciocco, un
cretino, un imbecille, un idiota, un demente. Chi mai combatte
contro un nemico invincibile? Con l’amore egoisticale
è assurdo amare la morte; ma con l’amore sacrificale è
possibile amare il mio sacrificale fisico. Il costo assoluto
c’è; ma non è quello che gli dà capacità di sciogliere.

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