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Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
Il mio sacrificale fisico è reso capace di assoluzione non
dall’amore beneficale, ma sacrificale. L’ho con me dall’inizio
e mi fa da modello operativo. Lui, il Padre, subisce
in silenzio e con devozione la morte dell’amore. Io mi
tengo in linea e mi passa tutto: silenzio, forza, scioglimento,
diffusione della pace sacrificale. Così il mio sacrificale
mi assolve.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire
egoisticale ed ecco saltar fuori la preghiera del fare sacrificale.
Lo prego vivendolo: quello che mi do, quello che mi
danno, quello che mi dà il corpo mio: è il mio sacrificale fisico.
Entrando in azione ha una funzione assolutrice: mi può
sciogliere il male che mi son fatto all’amore.
(Accertamenti) Abbiamo calcolato il suo costo: poiché il
sacrificale è espropriazione totale, è espropriazione dolorosa,
ed è espropriazione tenacemente e ostinatamente
avversata dalla mia egoisticità; abbiamo dovuto convenire
su una affermazione concorde: ‘Il mio sacrificale fisico è
costosissimo’. Ma questo da solo non è sufficiente a sciogliermi
il male che mi son fatto all’amore. Il mio sacrificale
fisico deve essere capacizzato a farlo. Lo può capacizzare
solo l’amore divino e più precisamente quello
Paterno. Ma quale amore? Non ci inganni l’amore Paterno
beneficale. C’è nel Padre ed è proprio con quell’amore che
ci ha fatto essere. Ma il beneficale è finalizzato esclusivamente
alla sacrificalità di quell’amore sacrificale. Ci ha
fatto essere per cedersi sacrificalmente alla sua creatura.
Dove lo troviamo l’amore sacrificale Paterno? Non abbiamo
da cercarlo, non lo dobbiamo pregare, perché il Padre
ci ha tutti prevenuti. È con ciascuno di noi, dal momento
in cui siamo incominciati. Mi si è dato da vivere al sacrificale,
con una concezione battesimale cresimata incosciente.
Finchè non sapevo nulla di tutto questo, mi si
diceva, ma con scarsi risultati, di fare la sua volontà sul
mio sacrificale fisico.
Ora che il visuato Paterno mi ha tutto illuminato non ho
che da guardare al modello Paterno quale mi si presenta
nel mio fare. Il Padre si è lasciato imporre da Satana la
morte al suo sacrificale in blocco o potenziale, in tutto il
suo essere. Ora muore nel mio fare. Il mio amarmi e odiare
è il suo sacrificale morente. Da come Lui vive il suo ho
imparato a vivere il mio.
1) Lui si lascia sacrificare in morte con la potenza sconfinata
del suo amore sacrificale (mezzo).
2) Nel suo sacrificale domina il più assoluto silenzio
(modo). Non vi nasce alcuna stanchezza, alcun lamento,
alcuna riflessione, alcuna esternazione. Si svolge
senza alcuna variazione.
3) (Posa) Si tiene in questa linea per una totale devozione
al suo essere amore sacrificale.
Così vivo il mio.
1) Col suo amore sacrificale mi lascio sacrificare dal
corpo mio.
2) Mi lascio sacrificare in silenzio. Non mi è facile spegnere
la mia ostinata loquacità egoisticale: mi dà
lamento, mi dà stanchezza, mi dà ribellione. Devo spegnere
ogni parlata egoisticale contraria. Riesco almeno
a non dirla fuori agli altri. Il parlarne fuori sarebbe un
segnale chiaro di ribellione al sacrificale.
3) Il mio amore sacrificale non è un raggio divino che
giuntomi si sia staccato e separato dalla sua sorgente: il
Padre. Il mio amore sacrificale mi tiene sempre in
comunicazione col Padre.
Lui è sempre in linea dal cielo, io mi tengo sempre in linea
con Lui dalla terra; per questo gli parlo continuamente per
dirgli la mia totale devozione. Essa si esprime con un
verbo: ‘Accetto, Padre, il mio sacrificale fisico’. Il mio
restare sempre in linea mi assicura il passaggio e l’arrivo
di tutto ciò che mi abbisogna: la azione assolutrice del
male che mi sono fatto all’amore, la forza morale fisica
per sopportare il dolore, sono il silenziatore della mia
egoisticità e il diffusore della pace sacrificale. È allora che
mi sento dire dal mio sacerdote personale: io, sacrificale
fisico vissuto con devoto silenzioso amore sacrificale, ti
sciolgo tutto il male che ti sei fatto all’amore.

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