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Decimo dono: la preghiera da egosticale a sacrificale. La
forma piccolare iniziale è la radice di ogni sacrificale: creato,
vegetale, animale e uomo. È l’immagine Paterna stampata in
ogni uomo insieme allo spirito. Elemento coessenziale alla
vita. Ma attorno a quella forma c’è uno svariato egoisticare.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire
egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale.
La prego vivendola: in quello che mi do al mio piacerale,
in quello che mescolo col beneficale, in quello che accetto
liberamente dai miei fratelli sacrificatori, in quello che
accolgo dal creato suo, dal concreato nostro, in quello che
vivo nel corpo mio. Mo si è fatto chiamare non più morte,
ma il mio sacrificale fisico. Infatti la morte mi parla di necessità
punitiva: me lo fa sentire la mia egoisticità, e ce lo ha
insegnato il fideato della morte. Mentre il mio sacrificale
fisico è di necessità donativa. (La genesi del dono)
1) Mi viene da lontano: da quel sacrificale Paterno che è
espropriazione, cessione: la sua sacrificazione, che è
piccolazione, ma non può diventare morizione perché
l’amore nel talamo eternale non subisce egoisticazione
Figliale. Per questo è tendenziale al metamorfosale.
2) Mi arriva da vicino: dal talamo metamorfosale Paterno.
In quel talamo l’amore Paterno è tendenziale a un sacrificale
che gli dia la morte, va in riduzione estrema fino
ad assumere una forma nuovissima: la forma piccolare
propria di un concentrato sommo di potenzialità vivibili
al sacrificale mortale. Quella forma è lo stampo iniziale
di tutta la creazione. Da quello stampo verranno
stampate tutte le creature.
1) Ecco la forma piccolare del cielo e della terra: un concentrato
sommo di potenzialità cosmiche evolventesi al
sacrificale mortale.
2) Così è la forma piccolare del vegetale, dell’animale
evolventesi al sacrificale mortale.
3) Così è la forma fisica iniziale dell’uomo: un concentrato
sommo di potenzialità vitali evolventesi al sacrificale
mortale.
La forma piccolare del concentrato dice che è piccolezza
estrema: più piccolo di così non può essere. La forma piccolare
iniziale parla della sacrificalità fisica. Essa può compiersi
nella formazione dell’essere umano, nella sua nascita e
nella sua crescita. Può indurre quella materna. Non è bene che
la madre colga esclusivamente la vita, e non ne voglia sapere
minimamente del suo sacrificale. La forma piccolare iniziale
è l’immagine Paterna stampata in ogni essere umano. La
Bibbia coglie un solo aspetto dell’uomo imago di Dio:
‘Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza’. Ha presente
solamente la componente spirituale di quella imago.
Non poteva cogliere la componente sacrificale di quella
imago. Mi sento imago Patris alla pari per il mio sacrificale di
vita, radicato nella forma piccolare. Questa mia somiglianza
sacrificale col Padre è un elemento essenziale della mia vita.
Nessuno me lo ha detto: né Chiesa né famiglia lo sapeva.
Solo il visuato Paterno me lo poteva mostrare. Ed ora non lo
posso tacere, pur sapendo che non è gradito alla egoisticità
famigliare. Hai concepito? Non te lo nascondere: hai concepito
al sacrificale: va detto alla madre, alla coppia, alla famiglia.
Abbiamo concepito al sacrificale. Ma il male più grave che si
può intessere attorno a una concezione è l’egoisticare.
1) È rimandare nel tempo il sacrificale generativo.
2) È ridurre al minimo il sacrificale numerico.
3) È distendere su di lui tutta la voglia di comunione piacerale.
4) È lo sforzo gigantesco per scongiurare l’incontro col
sacrificale.
Alla madre Maria glielo dicono: i pastori, i magi: è qui per
un piccolare di eccezione. A voi madri: la forma piccolare
dice che viene al suo sacrificare.

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