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Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
La forma piccolare iniziale avrebbe una funzione orientatrice,
ma sfugge alla coscienza. Non è così la finale immessa
nel pensiero dall’età sacrificale: funzione ammonitrice. Ma
al suo compiersi ha una sua pregiata funzione risanatrice.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Lo prego vivendolo: quello che mi do al mio
piacerale, quello che accetto dai miei sacrificatori, quello
che mi dà il corpo mio: è il mio sacrificale fisico: radicato
nella mia forma piccolare, immagine Paterna, insieme
al mio spirito creato, coessenziale alla vita terrena. La mia
forma piccolare iniziale non mi dà alcuna proprietà se non
quella dell’amore Paterno che espropriato mi si cede: la
sua meità. Dalla nascita in avanti la mia buona appropriazione
graduale e personale e funzionale, che Satana ha
perfettamente trasformato in appropriazione egoisticale.
Così senza accorgermi mi approprio della vita, e non di
una vita qualunque. Io mi amo vivente grande, non piccolo;
potente, non impotente; gaudente, non gemente.
Amandomi vivente così io perderei la vita dal momento
che la faccio su con la morte dell’amore. È urgente che ci
lasciamo illuminare dalla duplice forma piccolare: l’iniziale
(della nascita) e la finale (della morte).
1) Che funzione ha nella mia vita la forma piccolare iniziale?
Per iniziare un canto occorre l’intonazione di
esso. Succede che la buona suora intona male. Ne viene
un contrasto tra suono e canto, che fortemente ci indispone.
La forma piccolare dà l’intonazione chiara, sicura
e precisa alla mia vita. Sono orientato a piccolare
nella mia vita. Gesù stesso ci ha ripetutamente richiamato
a questa funzione orientatrice: ‘Se non diventerete
come i bambini non entrerete nel Regno dei Cieli’.
Se in passato quell’orientamento fu assai scarso, al presente
è nullo per quella voglia incontenibile di bruciare
le tappe per trovarsi velocemente grandi e potenti.
2) La forma piccole finale operata dal mio sacrificale fisico
ha un forte vantaggio sulla iniziale. Questa è incosciente,
mentre la finale è cosciente, e siamo continuamente
sollecitati a pensarla prima ancora che si faccia.
Vi è poi un’età che chiamiamo sacrificale: la vecchiaia:
essa immette in casa nostra un pensare continuo al
nostro sacrificale. Alla morte ci pensa di più il vecchio
che non il giovane. La sua presenza nel pensiero umano
ha una sua funzione ammonitrice. Una funzione che
Gesù stesso si è premurato di ricordarci: ripensate la
parabola dell’impresario agricolo che è alle prese con
un sovrabbondante raccolto: magazzini nuovi e poi
finalmente una vita di godimento sicuro fa ogni sfavorevole
evento. Ma ahimè, quella notte è la sua fine, è la
forma più piccolare della sua realtà umana che disperderà
al vento tutti i suoi averi. Non mi sembra che funzioni
bene l’ammonimento saggio che ci viene dal
nostro sacrificale.
3) Ma la sua funzione specifica è ben altra: il sacrificale
fisico ha una sua funzione risanatrice. La persona è
ammalata nell’amore. Quando lo ricordo ai miei fratelli
nei vari ambienti paesani mi vedo raggiunto da sorrisi
di sarcasmo. La mia malattia si è andata aggravando
per un automatismo piacevolissimo. Il male che mi son
fatto all’amore mi è sempre dinnanzi: sono attento e
pronto a rinnegarmi il nuovo piacerale, mi faccio pronto
a lasciarmi sacrificare, ma il meccanismo automatico
non smette di vomitarmi amore di odio. Lo Pneuma
mi ha fatto adocchiare il sacrificale finale e mi ha fatto
scorgere in esso la sua somma capacità risanatrice.
Punto le mie carte sul mio sacrificale fisico: sarà la mia
assoluzione.

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