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Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
Il sacrificale dai fratelli nostri. I sacrificatori specifici: i
figli sacrificatori dei genitori per volere Paterno.
Una intensa presa piacerale dà cecità egoisticale che porta alla appropriazione personale. I più forti sono i
figli. Il Padre subendo la morte più che negli altri li fa
essere sacrificatori dei genitori.



Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ne vivo da convinto.
1) Uno me lo do: quello degoisticale: preghiera continua e
metamorfosale.
2) Uno lo mescolo col beneficale: preghiera intermittente.
3) Uno lo accetto liberamente: preghiera insistente e
metamorfosale in pieno.
Quest’ultimo ha tre sorgenti. Siamo alla prima: i fratelli
nostri che chiamo sacrificatori: dispongono di un mezzo
universale: l’odio umano ora singolo, ora associato, ora
nazionale. Il sacrificatore lo fa su il Padre, morendo, destinando
per suscitare i figli suoi: quelli che si lasciano sacrificare
con devoto silenzioso amore sacrificale.
Abbiamo fatto parola dei sacrificatori generici, ma ora
dobbiamo accostarci a quelli specifici, e precisamente ai
sacrificatori dei genitori. Siamo dunque nell’ambito famigliare.
Chi mai avrà l’ardire di sacrificare dei genitori?
‘Sacrificatori dei genitori sono i figli per volontà Paterna’.
Che cosa sta succedendo nelle famiglie di oggi? Il Padre
vuole la loro crescita egoisticale subendo una crescita
infernale. Il bimbo incomincia, come il bimbo che nasce,
non ha alcuna proprietà di se stesso. I suoi genitori ne sono
proprietari. Lui viene al mondo totalmente alienato: è proprietà
di altri. (Ma l’evoluzione è per l’appropriazione di
sé) Noi da bambini ci siamo appropriati di noi stessi molto
tardi negli anni, e in un modo lento assai, perché non c’era
molto da prendere di piacevole per alimentare la nostra
crescita egoisticale. Il bambino di oggi cresce prestissimo,
velocemente. Cresce mediante una presa accelerata di
cose che sono di suo piacimento. Le cose piacevoli lo toccano
da ogni parte e ne sollecitano una presa insaziabile.
Mentre si va intensificando la presa piacerale, la sua egoisticità
va svolgendosi celermente. Per quella crescita si
sviluppa proporzionatamente la appropriazione di se stesso.
Appropriarsi vuol dire negare la proprietà dei genitori,
e affermare la proprietà di se stessi; vuol dire provocare la
loro reazione intesa a difendere la proprietà sui figli.
Scoppia il conflitto, lo scontro tra genitori e figli.
1) Si combatte con tutte le armi per difendere e recuperare
la proprietà sui figli: e lo fanno i genitori.
2) Si combatte con tutte le armi per difendere e accrescere
la proprietà di se stessi: e lo fanno i figli.
Chi è più forte? Sono i genitori o i figli?
1) Se guardiamo alle armi: i figli dispongono di una forza
istintiva egoisticale che non cede: è una forza velocissima,
potentissima, che va in crescendo continuo, favorita
dalla crescita intellettuale; i genitori dispongono di
una saggezza o almeno di una esperienza che li va maturando
intellettualmente. La istintività egoisticale dei
figli è più forte della saggezza intellettuale dei genitori.
2) I figli sono più forti dei genitori. In loro favore i figli
hanno la sicurezza della loro vita e la loro forza vitale
nel sostenere uno scontro frontale con i genitori: non
temono una caduta fisica e meno ancora psicologica.
Mentre i genitori avanzano negli anni si sentono sempre
più incapaci a sostenere l’urto dei figli. La forza
vitale col conseguente coraggio vanno decrescendo.
3) Inoltre i figli dispongono di una cerchia assai vasta di
appoggi e di alleanze; i genitori si sentono sempre più
soli nella lotta ingaggiata dai figli. La stessa opinione
pubblica si schiera in favore dei figli: ‘Occorre lasciare
la loro libertà ai figli’.
È questa la descrizione delle battaglie famigliari. I figli in
lotta con i genitori per affermare la totale e esclusiva proprietà
su se stessi. Guerre famigliari sono guerre di conquista
fino al grido di vittoria: io sono mio, e non più dei
miei genitori. Eccoli pronti per voi genitori i vostri sacrificatori.
Presa piacerale, crescita egoisticale, appropriazione
personale.

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