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Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
Le conoscenze convinte (3) mi sciolgono l’egoisticità in
amore sacrificale e ne ho lo scatto; poi l’amore sacrificale si
dilata fino a sentire sua l’età sacrificale in convinzione. In
azione nel mezzo di quell’età e varrà un segno sensibile che
ha una prima funzione: pubblicare nella comunità un miracolo:
conduce l’amore sacrificale.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco saltar su la preghiera del fare sacrificale.
Il sacrificale lo prego vivendolo. Quello che mi do,
che mi danno, che mi dà il corpo mio. È il sacrificale fisico,
che normalmente si colloca al termine dell’età sacrificale:
essa pure assai preziosa per quello che porta con sé: la
riduzione dell’alimento egoisticale: lo straordinario insieme
all’ordinario.
Per questa riduzione l’età sacrificale la sentiamo nemica, e
l’amore egoisticale vi scarica tutto il suo odio.
(Schiava della egoisticità) Liberare quell’età dalla conduzione
egoisticale è una operazione squisitamente
Pneumaticale. Operazione possibile a condizione che mi si
facciano dentro certe conoscenze capaci di farmi convinto
per essere pronto a operare con lo Pneuma.
Le ho raccolte in tre contenuti:
1) Età sacrificale: Imago Patris Sacrificalis.
2) Età sacrificale: Digiuno egoisticale.
3) Età sacrificale: Pedagogia sacrificale Pneumaticale.
Il riscatto dell’età sacrificale dalla schiavitù egoisticale procede
al ritmo delle conoscenze convincenti. Ad un certo
momento si sente lo scatto del passaggio dall’amore egoisticale
a quello sacrificale, che prosegue piano piano nella
sua azione di dilatazione intellettuale fino a quel punto
magico toccato il quale l’amore sacrificale la sente sua.
‘Età sacrificale sei mia in convinzione’. Quel punto magico
lo stiamo toccando. ‘Sei mia anche in azione’; per ora non
lo può dire, perché non conosciamo ancora l’immersione
totale nella nostra età sacrificale. Quando mi troverò nel
mezzo di quell’età e l’amore sacrificale vi scorrerà pacificamente,
un segno mi occorrerà e io lo domanderò alla mia
Chiesa. Segno di che cosa? Il segno sensibile dell’amore
sacrificale che scorrendo nella mente prende in mano e conduce
con sicurezza lo svolgimento dell’età sacrificale.
Quale segno? Un segno che Gesù ha pubblicato mediante
l’apostolo Giacomo buon conoscitore dell’industria olearia.
Come buon agricoltore conosceva e praticava la lavorazione
delle bacche dell’olivo. L’olio di oliva lo si faceva scorrere
con massaggio sulle membra chiamate a uno sforzo
intensivo. Eccone la pubblicazione fatta da Giacomo: ‘Chi
è ammalato chiami a sé i sacerdoti della Chiesa, e preghino
su di lui, dopo averlo unto con olio nel nome del Signore’.
Se riflettiamo sulle parole di Giacomo la luce Pneumatica
della nostra presentazione allora si rende necessario un piccolo
ritocco in questi termini: ‘Chi in età sacrificale si sente
imbevuto di amore sacrificale, chiami i sacerdoti perché
abbiano a significare lo scorrimento dell’amore sacrificale
mediante la unzione con olio’. Quel segno sensibile noi
Chiesa l’abbiamo chiamato Sacramento. Però noi Chiesa
cristiana a partire dal Concilio di Trento (1500) l’abbiamo
qualificato come segno sensibile efficace della grazia. Nel
caso nostro quel segno sacramentale dovrebbe darci l’amore
sacrificale per quell’età sacrificale. Ma lo Pneuma scioglie
l’egoisticale in sacrificale per le mie conoscenze convinte.
Entrarne in possesso: richiede tempo e riflessione.
Sottrarre l’età sacrificale alla mia egoisticità è risultato di
lotta continua e prolungata che un semplice segno non mi
può dare. A che serve la Santa Unzione? La sua prima funzione
è diffondere nella comunità la notizia di un miracolo
vivente: sciolta l’egoisticità, l’età sacrificale è passata in
mano all’amore sacrificale. La Santa Unzione è sacramento
raro: non sarà di molti domandarlo come segno di un’età
sacrificale vivente con devoto silenzioso amore.

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