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Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
Funzione assolutrice: il sacrificale fisico è il sacerdote
personale capacizzabile di assoluzione totale.
Può davvero sciogliere la morte dell’amore?
Azione costosissima.
1) Su se stesso: espropriazione di tutto; non mi potrò
tenermi in mano. In più dolorosissima. Tentazioni.
Dunque preziosissima. E il dislivello lo colma il Padre.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova.
Tocca la preghiera del dire egoisticale ed ecco uscir fuori
la preghiera del fare sacrificale.
Il sacrificale lo prego vivendolo in tutte le sue forme:
quello che mi do, quello che mi danno i fratelli sacrificatori,
quello che mi dà il corpo mio.
1) È il sacrificale fisico. Esso è radicato nella forma piccolare
iniziale che doveva avere una funzione orientatrice:
doveva avviarmi al mio piccolare. La mia naturale
appropriazione funzionale Satana me l’ha resa egoisticale.
Ne è venuta una completa appropriazione della
mia vita che me la fa volere grande, potente e gaudente.
L’orientamento Satana me l’ha annullato.
2) In soccorso alla forma piccolare iniziale il Padre ha
posto una forma piccolarissima: ed è la finale: il mio
sacrificale fisico. Prima che si compia ha una funzione
ammonitrice. La mia sfrenata e insaziabile appropriazione
di cose e di persone ha il suo monitoraggio proprio
dalla forma finale.
3) Ma la funzione specifica della forma finale è risanatrice.
L’abbiamo pure chiamata funzione assolutrice. Non
sbagliamo neppure a chiamarla funzione metamorfosale.
Delle tre espressioni scelgo la seconda, dai suoi tradizionali
richiami.
Funzione assolutrice: mi può assolvere; meglio: mi può
sciogliere la morte dell’amore trasformandola in vita dell’amore.
Il sacrificale fisico è quel sacerdote personale che
possiamo capacizzare a sciogliere la morte dell’amore
cosciente. Personale perché ognuno l’ha a sua disposizione.
Una affermazione di tale peso e di così chiara novità
domanda una serie di garanzie:
*) Può davvero il sacrificale fisico sciogliermi la morte dell’amore
che ho realizzato nella vita? Sono molte le azioni
che compiamo nella vita. Esse si dispongono come in
forma di piramide: in basso le meno costose, e man mano
si sale si vanno collocando azioni sempre più costose.
Volete sapere quale si colloca al vertice? Una sola: il sacrificale
fisico. È l’azione umana la più costosa: superlativo
assoluto: costosissima. Il suo costo è dato da due elementi:
è costosissima in se stessa; ma ancor di più per la presenza
e l’azione della mia egoisticità.
Vediamo la prima: Costosissima in se stessa: il mio sacrificale
fisico è totale e completa definitiva espropriazione. È
perdita di ogni cosa, è perdita di ogni persona, è perdita
della mia vita. Potessi almeno tenere in mano me stesso in
quel misterioso e arcano passaggio: mi potessi condurre;
ma nemmeno questo mi viene concesso. Anche a Gesù non
fu concesso: ‘Nelle tue mani o Dio affido il mio spirito’. È
giusto che questo avvenga; nel tempo il Padre diventa mio,
alla fine di esso io devo definitivamente passare al suo. Il
sacrificale suggella la mia suità. Fosse placida e serena
espropriazione; ma invece sarà dolorosa espropriazione. Il
dolore fisico che si accompagna a ogni malattia fisica, nel
mio sacrificale fisico sarà dominante, martellante, senza
pietà, vistoso nella sua crudeltà. È l’elemento più costoso
del sacrificale fisico. Saremo tentati di neutralizzarlo con
tutti i farmaci possibili, saremo tentati di spegnerlo con una
morte dolce. Nei parlamenti politici si domanda il nulla osta
all’eutanasia. Satanico tentativo di svalutare il sacrificale
fisico. Ma eliminato il dolore, quale altro segno profeticale
ci rimarrà per sentire l’urgenza e la vastità di quell’altro
dolore, che dovremmo sentire al male che ci siamo fatti
all’amore? Espropriazione dolorosa è il costo elevatissimo
del sacrificale fisico. Ne consegue una certezza assoluta: il
sacrificale fisico è preziosissimo; il suo valore è inestimabile;
è l’unico che mi può dire: io ti sciolgo dal male che ti sei
fatto all’amore nel nome del Padre.

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